Il coraggio, la follia, la bravura di Nicolas Winding Refn riassunte in questa piccola gemma presentata a Cannes nel 2013. Dopo il successo critico e commerciale di Drive (2011) che lo porta alla ribalta dello studio system americano, Refn torna con un film completamente diverso dal precedente spiazzando lo spettatore e le sue aspettative. Fischiato e insultato durante la proiezione, Solo Dio perdona è invece la continuazione ideale di Bronson (2008) e Valhalla Rising (2009). Nell’ordine un biopic e un fantasy che non sono tali. Qui ci troviamo di fronte a un revenge movie surreale e intimista. Julian ( Ryan Gosling) e suo fratello Billy sono due spacciatori americani proprietari di una palestra a Bangkok. Dopo che Billy verrà ucciso in seguito ad aver violentato e assassinato una minorenne, Julian dovrà fare i conti con il suo passato e i suoi demoni interiori. Gosling alla seconda collaborazione con il regista danese si dimostra perfetto nella parte di questo silenzioso criminale. Refn userà non più di una decina di dialoghi. Tutte le sofferenze di Julian ci arrivano grazie a primi piani e movimenti di macchina o tramite scene oniriche. Mostruosa anche l’interpretazione di Kristen Scott Thomas, nel ruolo della madre di Julian e Billy. Anche qui grazie a 2 inquadrature viene fatto capire il rapporto (incestuoso ?) tra lei e i figli. Le loro strade andranno a incrociarsi a quella di Chang, un poliziotto in pensione che si erge a giudice e giustiziere del crimine. Una figura che ricorda molto quella di Mads Mikkelsen in Valhalla Rising: un guerriero invincibile che non si ferma davanti a niente. Meravigliosa la fotografia che utilizza tutte le possibili sfumature del rosso, e la colonna sonora di Cliff Martinez che qui utilizza musica elettronica accompagnata a stilemi orientali. Spiazzanti sono come al solito le scene di violenza, che Refn sceglie di mostrare con particolare dovizia di cui si coglie l’evidente bellezza ma di cui teme le orrende conseguenze con innegabile sgomento.
Solo Dio perdona
